Pagina di Marta

Siete tutti i benvenuti!

Scena numero uno. Interno, giorno. Fuori c’è un gran caldo. Dentro, nel distributore di benzina, di fronte si trovano il cliente sinistro e il proprietario. «Vorrei dei pinoli», chiede il primo. «Non li teniamo», risponde il secondo. Svogliato. Molto svogliato. «E io come lo faccio il pesto?», domanda il cliente. «Mettici le noci», suggerisce il titolare. Qualche secondo e qualche minaccia dopo, quest’ultimo si ricorda di avere qualcosa.

Scena numero due. Interno, notte. È buio e fa freddo. Un uomo sale le scale di un edificio. Le porte si aprono in modo sinistro. Dall’interno compare un omino pallido e calvo. «Buonasera, volevo sapere se posso mangiare qualche cosa qui da voi», chiede – con accento tedesco – il forestiero. «A quest’ora?», domanda l’uomo pallido, con voce inequivocabilmente ligure. «Ma sono le otto!», replica il primo. «Almeno hai prenotato, spero. Sai com’è, generalmente chi non prenota poi non viene». «Ma in questo ristorante usate ancora l’illuminazione con le candele?», interroga sempre più stupito il cliente. «E cos’hai nel belino, che spendiamo dei soldi di luce?», taglia corto il titolare. Che poi avverte. «Attento a non sporcare che ho appena passato lo straccio».

E vero? «Ma certo», risponde Dario Vergassola – comico nato a La Spezia – ieri in vacanza a Manarola, nelle Cinque Terre. «Siamo dei “cinghialotti”. Preferiamo che i turisti ci mandino i soldi direttamente da casa, senza venire qui a disturbarci», scherza. «Due giorni fa – racconta – ero con alcuni amici a Vernazza, tornata splendente come prima. In un bar, dopo aver ordinato il vino e l’acqua, chiediamo al titolare un po’ di frutta. E lui che fa? Replica: “Non mi faccia andare fino in cucina”». Vergassola rivela anche che da tempo sta facendo una sorta di «psicopatologia» dei liguri. «Un po’ come Darwin, prendo appunti sui loro comportamenti». Ed è su questo che fa una distinzione: «A Ponente sanno trattare meglio i turisti, a Levante un po’ meno». Ogni tanto, confessa, ci si mette pure lui ad assecondare il «mugugno ligure». «Quando vedo gli stranieri che vengono qui, sulla “Via dell’Amore”, dotati di scarponi e racchette, dico loro: “Guardate che qui il ghiacciaio s’è sciolto secoli fa”». Poi, serio, Vergassola precisa: «Noi liguri non siamo mai cortesi per finta, siamo sempre sinceri. E ci facciamo un mazzo così».

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